social reputazione personal branding circle netflixIl reality The Circle offre spunti di riflessione per costruire e coltivare la reputazione e il personal branding sui social

Quanto impattano i social sulle nostre decisioni e valutazioni, sulle nostre relazioni e sulla nostra percezione delle persone? Quali fattori determinano la concessione o meno della nostra fiducia a qualcuno o qualcosa? Questa e molte altre domande se le sono poste anche gli ideatori del reality The Circle, presente su Netflix, da cui è possibile trarre diversi insegnamenti e riflessioni su come formare e mantenere una reputazione e una rete di relazioni che la sostenga.

L’edizione inglese del 2018 è quella originale, ma è con la distribuzione sulla piattaforma streaming nel 2020 delle sue versioni internazionali, a cominciare da quella americana, che il reality conquista un pubblico interessatissimo a scoprire i risultati dell’esperimento di The Circle.

Le basi del programma sono le stesse in qualsiasi edizione: un gruppo di persone di varia provenienza, età e stili di vita passano due settimane in un condominio, ciascuno chiuso nel proprio appartamento, interagendo con gli altri partecipanti solo tramite il social media che dà nome al programma. Il loro profilo e le loro conversazioni saranno ciò che stimoleranno la formazione di amicizie e alleanze per votare di volta in volta i due membri più popolari, che diventeranno influencer e avranno il potere di decidere chi bloccare e dunque eliminare dal gioco.

Il premio in palio per il vincitore (che in The Circle USA, ad esempio, inizialmente era di $100k, poi aumentato nelle stagioni successive) è certamente allettante, ma in diversi momenti diventa quasi un motivo più che altro collaterale alle scelte compiute, passando in secondo piano.

LE DINAMICHE DI THE CIRCLE RISPECCHIANO IN TUTTO E PER TUTTO QUELLE SUI SOCIAL “REALI”

Si ribaltano dunque le premesse di un altro reality longevo e internazionale, il Grande Fratello, che aveva come domanda iniziale: ”Cosa succederebbe se un gruppo eterogeneo di sconosciuti abitasse nella stessa casa?”, a cui negli anni si è aggiunta la variabile dei partecipanti VIP.

In The Circle, invece, non si vede in faccia né si sente parlare nessun altro, se non sé stessi quando si dettano i messaggi, una componente fra l’altro apprezzata da qualche concorrente, poiché la strategia di alcuni sarà di fingersi qualcun altro (di solito un amico/un’amica o il partner) o anche solo di cambiare alcuni dettagli sulla propria vita, come il lavoro o gli hobby.

Così, già dalle presentazioni dei partecipanti, si dispiegano i temi di questo gioco nonché specchio dei giorni nostri e in particolare delle generazioni a cui ormai ogni brand si rivolge, Millennial e Gen Z: il desiderio di mostrare il meglio di sé, anche se ciò significa in realtà nascondersi in parte o completamente; la conseguente ricerca e affermazione della propria reputazione; la formazione di una “tribù” di persone simili a noi; le differenze generazionali che si possono notare nel linguaggio e negli approcci alle cose come alle relazioni; il modo in cui affrontiamo la vita, poiché le nostre motivazioni sono ciò che ci rendono unici, veri e quindi degni di fiducia agli occhi altrui. Il tutto con un mix esplosivo che mette assieme appunto il Grande Fratello, l’episodio di Black Mirror Nosedive – in cui si valutavano le persone con dei punteggi -, app di incontri e social media classici come Instagram e Facebook (ma senza feed soggetti ad algoritmi).

COSA SI PUÒ IMPARARE DA THE CIRCLE DA APPLICARE A BUSINESS E PERSONAL BRANDING?

Gli insegnamenti e le riflessioni di cui far tesoro sono diversi, sia da semplice spettatore che si gode un reality giocoso, sia da specialisti della comunicazione, del digitale e del marketing.

Definire la propria identità è fondamentale

Quando i concorrenti decidono con quale profilo presentarsi, se reale o da catfish, forniscono sempre una spiegazione. Nel secondo caso, al di là della strategia volta alla vincita, la scelta è dovuta in più occasioni a una questione di età, personalità o genere: c’è chi ritiene di essere troppo vecchio e dunque di rischiare di essere escluso più facilmente, mentre qualcun altro decide di farne un punto di forza; c’è chi sa di essere più introverso e quindi di poter approfittare del semi-anonimato per diventare qualcuno che non ha paura di esporsi, o viceversa alcuni scelgono invece di “abbassare i toni” per non intimidire nessuno o sembrare troppo arroganti e sfacciati; c’è poi chi applica un genderswap, pensando che sia più facile fare amicizia e ottenere il favore degli altri se si è maschi o femmine.

Molte di queste tattiche prima o poi falliscono o, peggio, si rivoltano contro il giocatore, che in qualche modo viene scoperto e quindi bloccato. È interessante invece notare come coloro che si presentano come sé stessi giochino in modo molto più onesto, talvolta “di pancia” ma comunque genuino. I loro “personal brand” risultano molto più forti, fin dalle foto selezionate per il loro profilo e dalle loro bio, che in poche parole li descrivono al meglio (proprio come dovrebbe essere secondo le buone regole di social come Instagram). In diversi casi è proprio questo a premiarli, sia nel Circle che agli occhi del pubblico.

La propria identità, per quanto possa suonare scontato, è ciò che fa la differenza e, anche per quanto riguarda brand e professionisti, va ben definita per essere seguita senza difficoltà e raggiungere poi l’obiettivo desiderato.

Influenzare le persone comporta un impegno

Diventare un punto di riferimento per un vasto pubblico significa che molto di ciò che si farà e si dirà verrà preso sul serio e considerato affidabile, oltre a essere sottoposto ad alte aspettative.

In The Circle, essere influencer vuol dire che sì, forse le persone ti apprezzano ma anche che ora hai una responsabilità che verrà poi giudicata: eliminare un concorrente è già di per sé un compito difficile (sia perché la sua esperienza nel gioco termina prima, sia perché la decisione dipende ovviamente anche dai propri interessi, che però possono essere minati dall’emotività), ma subito dopo i due influencer riceveranno sicuramente domande sulla scelta presa insieme e le loro spiegazioni determineranno la loro credibilità. Quest’ultima, inoltre, potrebbe essere danneggiata anche dal messaggio lasciato dalla persona eliminata e da ciò che riferirà a un altro giocatore che avrà potuto incontrare dal vivo prima di uscire.

La popolarità dunque va e viene ma quando un giorno si è al top bisogna essere consapevoli di doversi prendere un impegno con chi segue ogni mossa e crede in quello che viene detto e fatto, altrimenti sarà facile toccare il fondo in poco tempo.

Una buona reputazione premia a lungo termine

Di conseguenza, costruirsi una buona reputazione è ciò che darà la spinta giusta a chi ha potenzialità di vincere.

Su internet ogni cosa resta, soprattutto se negativa, e può avere impatto anche all’esterno. Bastano delle recensioni, uno screenshot o il passaparola e la reputazione è rovinata (lo abbiamo constatato anche nel panorama digitale nostrano negli ultimi mesi).

In questo gioco, in particolare, molta della strategia si basa proprio sulla reputazione e questo viene dimostrato più volte: nella seconda stagione, ad esempio, le due concorrenti Savannah e Terilisha hanno finito per essere bloccate dal Circle perché, portando avanti il loro drama, hanno fatto sì che gli altri giocatori non riuscissero più a fidarsi di loro, oltre a ritenere ciascuna di loro esagerata nel suo atteggiamento di rivalità che ha portato a due fazioni estremamente in competizione. Questa, inoltre, si percepiva anche alla reunion finale, di fatto escludendole ancora di più dal gruppo.

La positività, l’autenticità, la sincerità, la fedeltà, la coerenza… questi valori vengono invece doppiamente ripagati: Shubham, concorrente della prima stagione, amato dal pubblico e dai partecipanti, fu capace di costruire una grandissima amicizia che lo portò alla finale proprio insieme a coloro con cui aveva legato di più. Ha poi goduto di popolarità dentro e fuori dal programma, facendovi infine ritorno nella quarta stagione, e vedendosi quindi offrire una seconda occasione per vincere il premio.

CONCLUSIONE

Chiaramente The Circle è innanzitutto uno spaccato di come si comunica e ci si relaziona oggi: sui social, così come nella realtà, esistono regole non scritte e una morale che in pochi dimostrano di avere e perseguire fino in fondo.

Il programma, però, mette in luce soprattutto come le generazioni più giovani siano a loro agio sulle piattaforme social come strumenti digitali in cui esprimersi e al contempo si sentano comunque in difetto su come presentarsi al mondo, mostrando una forte autoconsapevolezza.

Oltre a questa, vanno riconosciuti da aziende e professionisti di marketing e comunicazione anche i bisogni di appartenenza a un gruppo e di volersi creare una posizione al suo interno, per capire come colmarli e contribuire quindi alla formazione di una community e di un status nel quale tutti si rivedono.