La carica dell’AI - Artificial Intelligence nell’arte - SOS Digital PRLa carica dell’AI - Artificial Intelligence nell’arte - SOS Digital PR

Un fumetto e dei quadri realizzati dall’intelligenza artificiale sono solo alcune delle applicazioni di questa tecnologia, che incuriosisce e al contempo spaventa.

Nel 2020 è uscito Paidon, nuova opera del “Dio del Manga” Osamu Tezuka, padre di grandi successi come Kimba il leone bianco e Astroboy. C’è solo un piccolissimo dettaglio: Tezuka è morto nel 1989 e questo manga è stato realizzato grazie all’intelligenza artificiale.

Oggi il manga è un medium che ha avuto una crescita nelle vendite e nella popolarità esponenziale, grazie al fortissimo interesse mostrato dai giovani per questa tecnica originaria del Giappone, e questo ha fatto sì che anche altri settori vi si interessassero, dando vita a progetti cross-mediali ed elaborando nuove idee che prima sembravano impossibili, come creare un’opera riproducendo lo stile di un autore che non c’è più.

Paidon è il frutto del progetto TEZUKA 2020, gestito dalla Kioxia Corporation, che ha fatto studiare all’AI alcune opere del mangaka, per individuarne gli elementi caratteristici grafici e narrativi e ottenere così un racconto coerente. Tutto assume una connotazione un po’ ironica leggendo la trama di questo manga: in una Tokyo del 2030, un uomo ha voltato le spalle alla società, ora controllata da tecnologie avanzate. Il suo nome è Paidon, un senzatetto che ha perso la memoria, impegnato a risolvere casi misteriosi col suo uccello robot Apollo.

Oltre ad ambientarsi in un futuro per noi molto prossimo (ormai abbiamo raggiunto gli anni raccontati in tanti manga di fantascienza), a fare da sfondo alla storia di Paidon c’è un mondo dominato dalla tecnologia. Questo tema, così come le possibili conseguenze del suo utilizzo, è solo uno dei tanti trattati da Tezuka e spesso i risvolti dimostrano il suo pensiero a riguardo: l’uomo è colpevole delle disgrazie che gli accadono e si dovrebbe ritornare a una condizione più semplice e in armonia con la natura.

Natura intesa anche in senso figurato e, in effetti, pare allora contraddittorio usare una AI per dare alla luce un’opera di un autore con queste idee, quando la creazione di una storia – ma anche di qualsiasi altra forma d’arte – parte da qualcosa di più recondito e quasi inspiegabile, ovvero l’immaginazione umana.

Eppure è con quella stessa immaginazione che ci si domanda non solo cosa è possibile fisicamente realizzare con le intelligenze artificiali, ma anche fino a che punto siamo disposti ad accettarne l’uso in campi come quello artistico e creativo. E infatti qualcuno si chiede se i risultati non siano, in fondo, considerabili lo stesso un prodotto “umano”, semplicemente filtrato dal software utilizzato.

Sembra pensarla così, ad esempio, il gruppo Obvious Art che, ancor prima di Paidon, nel 2018 ha venduto all’asta per centinaia di migliaia di dollari dei quadri realizzati da un’intelligenza artificiale come opere del XV e XVI secolo, tra cui “Ritratto di Edmond Bellamy” battuto a $432.000. Uno dei suoi membri, Pierre Fautrel, ha dichiarato: “L’Intelligenza Artificiale non fa una scelta, non ha intenzioni, è ciò che chiamiamo AI debole. L’AI forte è quella in cui crede mia madre ed è fantascienza. L’unica cosa che un algoritmo è capace di fare è generare immagini a partire da un grande numero di immagini”.

Cosa che infatti fa anche Midjourney, AI famosissima per via delle sue illustrazioni colorate, spesso dal mood onirico e sovrannaturale, originate dal testo fornito dall’utente, e su cui è stato fatto un esperimento simile ai sopracitati da Vanni Santoni per illustrare la sua storia – guarda caso, di fantascienza – “Il destino dell’errante”.

Ma fino a che punto ci si può spingere con queste tecnologie, soprattutto dal punto di vista etico? Le recentissime immagini che vedono protagonista addirittura il Santo Padre, per esempio, stanno ancora facendo discutere: sempre Midjourney, infatti, è “autore” di quelle che sembrano fotografie assolutamente realistiche che ritraggono Papa Francesco con indosso un piumino bianco stile Balenciaga. Un effetto così credibile da fare quasi paura.

Da qui sorgono ulteriori dilemmi: dopo la domanda “queste tecnologie sono capaci di creare la vera arte?”, è importante chiedersi come le AI contribuirebbero a fenomeni sempre più radicati come i deep fake, che potrebbero davvero ingannare la nostra percezione, raggiungendo alti livelli di iper-realismo.

Inoltre si è già posto anche un problema di copyright e diritti: Lensa AI, nel 2022, ha fatto scoppiare una dura polemica da parte degli artisti che hanno subito notato come questa replicasse stili facilmente riconducibili ad alcuni di loro. Il CEO di Prisma Labs, azienda che ha creato l’applicazione, rispose che anche in questo caso, come per Midjourney, l’AI ha “imparato da sola” attraverso le immagini online già disponibili, per poi mescolare le abilità aggregate da questa osservazione per creare qualcosa che non sarebbe corretto chiamare “plagio o furto d’arte”. Secondo Jason Allen, poi, che ha partecipato alla Colorado State Fair con la sua opera digitale creata con l’AI ricevendo una pioggia di critiche, non ci vorrà molto prima che si crei una vera e propria categoria artistica, “artificial intelligence art”.

Così, nel mondo dell’arte c’è chi si sta muovendo per contrastare le AI e proteggere le proprie opere e fare in modo che non siano usate per realizzare immagini fuorvianti: ad esempio è stato lanciato un sito, Have I Been Trained, che può identificarle tra i 5,8 miliardi che sono state usate per l’apprendimento di AI come Stable Diffusion e Midjourney e far sì che escano dai loro set; senza contare altre iniziative, come l’uso di una filigrana per i contenuti digitali e il ban da piattaforme artistiche online.

Nel frattempo, però, aumentano anche le applicazioni di AI nella scrittura, come nel caso del rinomato ChatGPT di OpenAI, ora sempre più integrato nei processi di creazione di contenuti, soprattutto di copywriting, da parte di professionisti e aziende che continuano a testarne le possibilità. PostPickr ha annunciato proprio in questi giorni la prossima integrazione un AI Assistant che si appoggerà alla tecnologia di ChatGPT, definendolo “un alleato prezioso che vi aiuterà a sfruttare al meglio le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale nella gestione dei social media”; Meta invece ha fatto sapere che presto sarà attivo il su algoritmo text-to-video e, considerato che il formato video ora è usato in qualsiasi grande piattaforma social, viene da sé la riflessione su cosa ciò potrebbe comportare.

Intanto ogni giorno esce una notizia riguardo queste tecnologie dal potenziale così infinito da diventare pericoloso, perché pur sempre “istruite” dall’uomo, in questi casi anche da utenti che le aziende non possono controllare e di cui non possono prevedere l’uso improprio. Tanto che Elon Musk e oltre 1.000 fra ricercatori e manager hanno firmato una lettera aperta chiedendo un fermo di sei mesi nello sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale avanzati, per evitare una degenerazione della civiltà. Un po’ tardi per rendersene conto, forse, specialmente da parte di chi ha finanziato fino adesso le AI stesse, auspicando il loro contributo per la creazione di nuovi business model, e in un tempo in cui l’odio prevale sulla razionalità e può dunque alimentare anche queste nuove tecnologie.

Nel 2023, proprio il prossimo aprile, dovrebbe essere votato in UE il cosiddetto AI Act per regolare le responsabilità degli autori di intelligenze artificiali ma l’AI è ancora qualcosa in corso di evoluzione, oltretutto molto rapida, di cui non si conosce il prezzo da pagare: sicuramente una parte consisterà nella credibilità che creatori e utilizzatori di AI vorranno avere agli occhi del pubblico e la fiducia che quest’ultimo deciderà di concedere. Uno scambio che è sempre avvenuto in termini di marketing tra brand e consumatori, ora sempre più immersi in un mondo virtuale che tutti crediamo di conoscere e di “possedere” grazie alla sua democratizzazione, ma che in realtà è ancora tutto da esplorare.

 

Alessia Trombini