"Non pensare all'elefante": come il linguaggio può plasmare la realtà - SOS Digital PR"Non pensare all'elefante": come il linguaggio può plasmare la realtà

George Lakoff, linguista cognitivo di fama mondiale e professore emerito di linguistica all’Università della California, Berkeley, ha dedicato la sua carriera a svelare i meccanismi nascosti del linguaggio e il loro impatto sul nostro pensiero, sulle nostre azioni e sulla società nel suo complesso. Una delle sue teorie più influenti e discusse è quella del non pensare all’elefante, una strategia di framing che manipola il discorso pubblico limitando l’ambito del dibattito e indirizzando l’attenzione su specifici temi, spesso a discapito di altri altrettanto importanti.

Immagina un elefante in una stanza. È impossibile ignorarlo, la sua presenza è evidente a tutti. Eppure, se decidiamo di “non pensare all’elefante”, di fingere che non esista, stiamo manipolando la realtà e limitando la nostra comprensione della situazione. Questa metafora, utilizzata da Lakoff, descrive una strategia di framing ampiamente utilizzata nella comunicazione politica, nei media e anche in quella aziendale per controllare il discorso pubblico e influenzare la percezione della realtà da parte delle persone.

 

IL POTERE DEL FRAMING

Il framing, in termini semplici, è il modo in cui inquadriamo un problema, un evento o un’idea. Il frame che scegliamo determina il modo in cui interpretiamo le informazioni, le valutiamo e reagiamo ad esse. Lakoff sostiene che i frame sono radicati nelle nostre metafore concettuali, ovvero schemi di pensiero inconsci che derivano dalle nostre esperienze corporee e culturali. Questi frame influenzano il modo in cui comprendiamo il mondo e ci guidano nelle nostre decisioni.

 

IL “NON PENSARE DELL’ELEFANTE” COME STRATEGIA DI FRAMING

La strategia del “non pensare dell’elefante” funziona evitando deliberatamente di menzionare argomenti scomodi o verità scomode. In questo modo, si controlla il discorso pubblico e si influenza la percezione della realtà da parte delle persone. Ad esempio, un politico potrebbe evitare di parlare di disuguaglianza economica concentrandosi invece su temi come la sicurezza nazionale o i valori familiari. In questo modo, l’elefante della disuguaglianza rimane nella stanza, ma viene reso invisibile al pubblico, che viene indirizzato verso altri temi considerati più urgenti o meno divisivi.

 

IMPLICAZIONI PER LA DEMOCRAZIA E LA SOCIETÀ CIVILE

Le implicazioni della teoria del “non pensare all’elefante” sono profonde e toccano diversi aspetti della nostra vita sociale e politica. Questa strategia di framing può limitare la libertà di espressione e il pensiero critico, impedendo un dibattito aperto e onesto su questioni cruciali. Può anche essere utilizzata per manipolare l’opinione pubblica e promuovere interessi particolari a scapito del bene comune. In un sistema democratico, dove la partecipazione informata dei cittadini è fondamentale, il “non pensare all’elefante” può minare la fiducia nelle istituzioni e ostacolare la ricerca di soluzioni condivise ai problemi collettivi.

 

ESEMPI DI APPLICAZIONE

Esempi di questa strategia di framing sono numerosi e si possono trovare in diversi contesti. Durante le campagne elettorali, i candidati spesso si concentrano su temi che polarizzano l’elettorato, evitando di affrontare questioni complesse che richiederebbero soluzioni ponderate e un dialogo costruttivo. I media, a loro volta, possono amplificare questa strategia di framing, dedicando più spazio a certi argomenti e ignorandone altri, contribuendo così a creare una percezione distorta della realtà.

Un esempio concreto è il dibattito sul cambiamento climatico. Mentre la comunità scientifica è concorde sulla realtà e sull’urgenza del problema, alcuni gruppi di interesse e politici negano o minimizzano la gravità della situazione, utilizzando la strategia del “non pensare all’elefante” per evitare di affrontare le implicazioni economiche e politiche del cambiamento climatico.

 

CONTRASTARE LA MANIPOLAZIONE DEL LINGUAGGIO

Per contrastare la manipolazione del discorso pubblico e promuovere un dibattito più aperto e onesto, è fondamentale essere consapevoli delle strategie di framing utilizzate e sviluppare un pensiero critico. Dobbiamo imparare a riconoscere l’elefante nella stanza, anche quando ci viene detto di non parlarne. Questo richiede un impegno attivo da parte dei cittadini, che devono informarsi da fonti diverse, mettere in discussione le informazioni ricevute e partecipare al dibattito pubblico in modo costruttivo.

La teoria del “non pensare all’elefante” di Lakoff ci offre uno strumento prezioso per comprendere come il linguaggio plasma la nostra realtà e influenza il nostro modo di pensare e di agire. La linguistica cognitiva, il campo di studi di cui Lakoff è uno dei principali esponenti, ci aiuta a svelare i meccanismi nascosti del linguaggio e a comprendere il loro impatto sulla nostra vita sociale e politica.

 

ALTRE STRATEGIE DI FRAMING

Oltre al “non pensare all’elefante”, esistono diverse altre strategie di framing utilizzate nella politica e nei media per influenzare l’opinione pubblica e indirizzare il dibattito.

1. Framing della responsabilità:

  • Incolpare la vittima: Questa strategia sposta la responsabilità da chi ha commesso un’azione negativa alla vittima stessa. Ad esempio, incolpare le persone disoccupate per la loro condizione, invece di analizzare le cause sistemiche della disoccupazione.
  • Incolpare gruppi esterni: Si attribuisce la colpa di problemi sociali o economici a gruppi minoritari o stranieri, alimentando pregiudizi e discriminazione.

2. Framing della paura:

  • Enfatizzare minacce e pericoli: Si crea un clima di paura e insicurezza, spesso esagerando la gravità di una minaccia o presentando scenari apocalittici.
  • Promuovere soluzioni autoritarie: Si propone un aumento del controllo sociale e della sicurezza come risposta alla paura, limitando le libertà individuali.

3. Framing economico:

  • Enfatizzare la crescita economica: Si presenta la crescita economica come l’obiettivo principale della politica, trascurando altri aspetti come la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.
  • Promuovere il libero mercato: Si presenta il libero mercato come la soluzione a tutti i problemi economici, ignorando le disuguaglianze e le esternalità negative che può generare.

4. Framing della guerra:

  • Presentare la guerra come inevitabile: Si crea un clima di rassegnazione e accettazione della guerra come unica soluzione possibile a un conflitto.
  • Demonizzare il nemico: Si presenta il nemico come barbaro, disumano e pericoloso, alimentando l’odio e la paura.

5. Framing dei valori:

  • Associare politiche a valori condivisi: Si presentano le proprie politiche come espressione di valori universali come la libertà, la giustizia e la famiglia, anche quando non c’è una connessione diretta.
  • Attaccare i valori dell’avversario: Si presentano le politiche dell’avversario come contrarie ai valori condivisi, screditandolo agli occhi del pubblico.

6. Framing della semplificazione:

  • Ridurre questioni complesse a slogan: Si semplificano questioni complesse in slogan facili da ricordare, ma che spesso distorcono la realtà.
  • Creare false dicotomie: Si presentano due opzioni come le uniche possibili, ignorando soluzioni alternative o sfumature di pensiero.

 

Essere consapevoli di queste strategie di framing è fondamentale per sviluppare un pensiero critico e resistere alla manipolazione del linguaggio. L’analisi critica delle informazioni e la ricerca di fonti diverse sono essenziali per comprendere la complessità della realtà e prendere decisioni informate.

 

Enzo Rimedio

 

Di Enzo Rimedio

Esperto in comunicazione digitale, giornalista, associato FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), PRSA (Public Relations Society of America), AISM (Associazione Italiana Sviluppo Marketing), SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori). Autore del libro “Digital PR”. Mi occupo di consulenza strategica e di innovazione, digital PR, digital marketing, media relations, media intelligence, web reputation, digital content. Racconto le mie esperienze nel blog SOS Digital PR. Sono responsabile della comunicazione digitale di Miss Italia e ricopro ruoli analoghi per diverse altre aziende. Ho fondato Digitalk PR, studio specializzato in digital communication, e sono partner di alcune agenzie di comunicazione e media intelligence. Insegno, e ho insegnato, in scuole di specializzazione e università. Sono personal consultant di blogger e social influencer. Negli ultimi anni ho presenziato in qualità di speaker ai seguenti eventi: Social Media Summit, Digital Innovation Days, IAB Forum, SMAU, Forum della Comunicazione, Deegito, Social Media Strategies, FERPI conference, Assemblea Annuale ANCI.