Gli influencer, in quanto tali, dettano trend e creano intere community capaci di generare visualizzazioni, interazioni e acquisti. I cosiddetti Restock Influencer sembrano realizzare tutto ciò in modo semplicissimo, proponendo dei prodotti, sistemandoli e/o mostrandone l’utilizzo.
In realtà il loro lavoro ruota quotidianamente attorno alla creazione di contenuti molto precisi, per un seguito che desidera così tanto comprare quanto viene mostrato da concedere con facilità le interazioni che per molti altri influencer sono invece difficili da ottenere e, soprattutto, da decidere di spendere effettivamente quei soldi.
L’algoritmo di Instagram, in particolare, tanto odiato da altri content creator che non riescono ad avere più i numeri di una volta, è praticamente domato da questi profili che danno prova del periodo di estremo consumismo in cui ci troviamo.
IL FENOMENO DEI RESTOCK INFLUENCER: ESALTAZIONE DEL CONSUMISMO ESTREMO?
Chi sono esattamente i Restock Influencer? Sono influencer che spesso hanno faceless account, cioè profili senza volto, e che si occupano di una nicchia specifica in grado di generare alti livelli di engagement: sostanzialmente accumulano prodotti di ogni tipo e mostrano come li organizzano e conservano riempiendo le loro riserve, da qui il termine restock. I contenuti che propongono, perciò, sono più o meno tutti legati al lifestyle e cercano di instillare l’idea che quegli oggetti siano indispensabili per rendere più comoda e organizzata la vita.
Questi video spesso mostrano quantità enormi di oggetti per tutti i giorni, organizer per cassetti, armadi e cucine ben riempiti, gadget con un singolo scopo e pacchi di cibo e bevande perfettamente allineati. Per farla breve, roba di cui si può fare tranquillamente a meno nella maggior parte dei casi. Eppure, leggendo i commenti, moltissima gente chiederà dove è possibile acquistare ognuno di quei prodotti.
È possibile comprendere le significative proporzioni del fenomeno dei Restock Influencer osservando i numeri divulgati da Influencer Marketing Hub: secondo l’ultimo aggiornamento, a fine 2023, riguardo le principali statistiche dell’influencer marketing, Instagram continua a essere la piattaforma prediletta per le campagne, seguito da TikTok e YouTube, ma soprattutto a offrire il ROI più alto possibile, essendo semplice da usare per lavorare con gli influencer.
Non solo, sempre più aziende stanziano dei budget per l’influencer marketing e semmai preferiscono lavorare con influencer con un numero minore, per arrivare in modo più capillare al cliente target. I Restock Influencer riescono a fare proprio questo, anche senza avere milioni di follower, ottenendo ampia attenzione e interazione da parte di utenti che, per il 63%, avranno maggiori probabilità di acquistare quel prodotto, in quanto mostrato e consigliato su account del genere. Come è possibile?
Questi influencer sfruttano due elementi per attirare l’utente e trattenerlo sul contenuto: il primo sono sicuramente ganci (ad esempio “Amazon Must Have” o “TikTok made me buy it”) e montaggi rapidi e brevi, riprendendo nel dettaglio ogni passaggio e catturando così l’occhio e il desiderio. La conseguenza è naturalmente una specie di ipnosi che genera un’intensa FOMO e la voglia di acquistare subito quel prodotto, che infatti va facilmente sold out.
Con questi video, l’obiettivo dei Restock Influencer non è quello di consigliare prodotti di qualità, ma di vendere il più possibile, cosa che va ad alimentare un ciclo di consumismo irrazionale. Le immagini di scatolame, vasetti, gingilli di ogni tipo vengono presentate come parte di un modello di vita, ma di fatto è tutta finzione. Come si può pensare che una persona possa avere interi cassetti del freezer dedicati solo al ghiaccio con aromi, decorazioni e forme diverse?
COSA C’È DI VERAMENTE SMART?
Il secondo elemento fondamentale, e anche quello più interessante, è l’unione di affiliation marketing e automazioni. Se a livello grafico il video è già sufficientemente aesthetic, il resto lo farà l’intelligenza artificiale.
Basta una call to action che chieda un commento specifico per ricevere il link del prodotto nei DM e un bot, impostato per reagire alla parola chiave, effettuerà l’invio.
Avvengono così tre cose:
- Il profilo riceve l’engagement di cui ha bisogno per continuare a funzionare, accontentando l’algoritmo della piattaforma social;
- Gli utenti vedono soddisfatta la loro richiesta immediatamente;
- Il Restock Influencer riceve una commissione su ogni oggetto venduto tramite quei link inviati in privato. È molto furbo inviarli in questa maniera, anche per evitare che vengano ignorati e dimenticati se messi semplicemente in una storia salvata negli highlight: una persona può trovare molto più facilmente quel singolo link tra i DM, qualora non si ricordasse il sito, e perciò sarà quasi automatico che passi attraverso di esso per l’acquisto, garantendo la percentuale di affiliazione all’influencer.
Vedendo come questa strategia si unisce a video “soddisfacenti” e all’efficienza e comodità dell’IA, è chiaro come potrebbe evolversi la tecnica di vendita automatica anche per altri tipi di necessità.
CONCLUSIONE
Il fenomeno dei Restock Influencer promuove un consumo accelerato e spesso insensato, è evidente, tuttavia si può prendere esempio dall’utilizzo astuto dalle loro strategie e dall’uso che fanno dell’intelligenza artificiale per movimentare e coinvolgere il proprio seguito. Questi influencer sono in grado di condizionare significativamente le decisioni di acquisto dei consumatori grazie a meccanismi che si possono tranquillamente replicare in base agli obiettivi del proprio business.
Nulla vieta, poi, di strutturarli e migliorarli cercando anche di avere un impatto magari più etico positivo, che punti meno sul consumismo estremo e più sull’acquisto consapevole di un prodotto di qualità.