Quando si parla di spending review, l’accezione corretta è quella relativa alla revisione della spesa pubblica, ma oramai è divenuto così luogo comune che è parte del vocabolario di tutte le divisioni acquisti di enti pubblici e privati, addirittura delle famiglie.
Il concetto “sano” di spending review è chiaro, si deve rivedere la spesa per scoprire se ci sono sprechi, inefficienze, per vedere cosa può essere acquistato diversamente, oppure, se superfluo, anche tagliato.
In Italia ne abbiamo fatto un adattamento tutto nostro “dammi lo stesso a meno!”
Questo succede e strasuccede da circa due anni anche nel nostro settore, l’ufficio acquisti comunica la necessità di risparmiare, l’Ufficio Stampa chiama il fornitore e gli dice che vuole esattamente lo stesso servizio, anzi a volte anche di più (ad esempio inserendo il web che prima non era previsto nel servizio, oppure l’analisi dei media), ma a meno.
Ci sono addirittura casi in cui viene indetta una gara o un’indagine di mercato in cui l’unico aspetto di comparazione fra concorrenti è quello economico, dove a volte fra operatori ci si fa una tale battaglia all’ultimo sangue il cui prezzo iniziale scende fra il 30% e il 50%.
Questo post diventa così un appello ai comunicatori: sostenete e difendete la rassegna stampa, evitate di far ledere il settore in quanto conseguentemente ne verrà meno anche la qualità del servizio stesso, a vostro discapito.
Enzo Rimedio