pr artisti musica sos digital prPR per artisti musicali e cantanti - SOS Digital PR

Cantanti e musicisti sono tra i precursori degli attuali influencer. L’arte in tutte le sue forme è stata sempre veicolo di cultura e messaggi che sfidano barriere linguistiche, temporali e spaziali e gli artisti hanno sempre preso in carico questo impegno.

Nella settimana appena trascorsa e in questi giorni abbiamo avuto dimostrazione di cosa significhi avere questo ruolo, così come avviene ogni anno durante il Festival di Sanremo e simili eventi di grande portata. E al di là dei siparietti e delle polemiche su chi fosse meritevole della vittoria, queste sono le occasioni in cui più si mette in moto la massiccia macchina delle PR, senza le quali molte situazioni deraglierebbero fino a tramutarsi non solo in crisi reputazionali ma, talvolta, anche in carriere rovinate.

PR a Sanremo

Le PR di Sanremo hanno varie sfaccettature perché non si riducono solo a ciò che avviene all’interno del teatro Ariston. Come si può ben immaginare, tutto ha inizio già mesi prima con i primi annunci e comunicati stampa, studiati in ogni dettaglio per caricare di aspettative l’inizio del Festival.

Poco prima, durante e dopo quella fatidica settimana, i cantanti si sottopongono a interviste per qualunque testata, programma tv o profilo social con una certa importanza. Già in questa fase, come visto in un altro articolo dedicato, il PR svolge un ruolo preparatorio importante per la figura dell’artista che dovrà essere ben consapevole di cosa dichiarerà, del contesto in cui lo farà e delle tempistiche (basti pensare anche solo al divieto di spoilerare in qualsiasi modo la canzone in gara e altri embarghi).

Ogni artista, d’altronde, ha una storia da raccontare e in questa edizione le attenzioni si sono concentrate, in tal senso, su alcuni dei cantanti più giovani: Angelina Mango che porta con sé un’eredità artistica, Geolier che cantava in napoletano, Ghali che invece proponeva un testo di denuncia…

Naturalmente, ciascuno di loro è stato consigliato e seguito in modo da mantenere coerenza con la propria immagine, a prescindere da come andasse la loro gara, e i risultati si sono visti: osservando i dati presentati da NotJustAnalytics, la loro fama è cresciuta sui social anche per via della reputazione acquisita o riaffermata durante il Festival, frutto di strategie che cercano di prevedere il più possibile dinamiche e situazioni in cui si mette sempre in gioco qualcosa di più della semplice vittoria.

Le PR del Festival in sé, infatti, sono forse ancora più importanti e vengono svolte tutto l’anno durante i primi preparativi e in varie fasi:

  • le conferenze stampa;
  • le varie nomine e i contatti con i cantanti (partecipanti e ospiti);
  • il coinvolgimento diretto o indiretto di influencer, brand ambassador, sponsor e partner dalla presa social molto forte.

Questi possono inoltre sviluppare iniziative autonome che vanno però sempre concordate e questo avviene attraverso gli esperti di pubbliche relazioni e marketing, i quali si coordineranno costantemente per far sì che ogni parte possa ottenere i risultati desiderati (awareness, engagement, vendite).

Si tratta, come dicevamo, di una macchina di grandi dimensioni che ha bisogno di tempo per carburare e arrivare ai momenti clou pronta a dare il massimo. L’attività del PR, insomma, è contemporaneamente sotto gli occhi di tutti e svolta perlopiù nell’ombra del dietro le quinte.

We are the world: il più grande esempio di PR della storia della musica

A volte però il tempo è poco, le idee arrivano all’improvviso e per riuscire in progetti di grande impatto bisogna riunire le forze in un solo, disperato tentativo. Se si fallisce, anche le relazioni costruite si incrinano o peggio.

Per quanto importante, tutto sommato Sanremo si svolge comunque ogni anno, quindi, anche se non è semplice, c’è sempre la possibilità di rimediare agli errori fatti durante la kermesse. Poi c’è l’Eurovision, che è un evento dieci volte più complesso e per di più internazionale.

Ma c’è stato un evento che ha segnato il mondo della musica pop e nel quale le PR sono state una chiave imprescindibile per il suo successo. Un’occasione letteralmente unica e irripetibile in quanto si svolse nella notte degli American Music Awards del 1985, il 28 gennaio. È in queste situazione, con questo genere di premesse, che emerge l’efficacia delle pubbliche relazioni.

Proprio durante la settimana di Sanremo, è uscito su Netflix il racconto di come è stata composta e registrata l’iconica canzone We are the world, che ha visto la partecipazione di 40 artisti americani di fama mondiale condotti da figure iconiche della music industry come Lionel Richie, Michael Jackson, Quincy Jones e Ken Krager.

Ogni parte del racconto è un esempio di PR:

  • la presenza e la reputazione dei suddetti quattro professionisti garantisce da subito un alto livello e coloro che vengono invitati a partecipare non ci pensano due volte, in virtù della stima che ognuno nutre per i colleghi;
  • la presenza del fondatore di USA for Africa, che col suo discorso convince e unisce i cantanti nella missione comune di fare questa canzone per raccogliere donazioni;
  • Tom Bahler, l’arrangiatore, che studia le estensioni vocali per far sì che ognuno dei solisti fosse a suo agio nel cantare la propria mezza strofa (un lavoro lungo e difficile, fatto nel rispetto di ciascun artista indistintamente);
  • l’attenzione con cui si discusse su come mettere vicini gli artisti durante i cori per gestire al meglio i momenti di nervosismo e stress;
  • l’importanza di evitare fughe di notizie, soprattutto sul luogo di registrazione, il che comporta avere un team di persone fedeli.

Lionel Richie a un certo punto dice: “C’è una cosa che non dovresti mai dire in vita tua ed è: non ne sono sicuro, tu cosa ne pensi?”. Lui fa PR durante tutto il processo, cercando compromessi e soluzioni per chi si sentiva confuso e voleva una guida e per fare in modo di non snaturare il progetto. Il PR deve ragionare proprio così, dimostrare e mettere sicurezza alle persone che ha di fronte e avere il polso della situazione sotto il punto di vista professionale e umano.

La stessa registrazione video di quei momenti, che ci permette di vedere il risultato di un’ottima applicazione delle pubbliche relazioni, fa parte dei compiti delle PR: non si sa mai quando quelle immagini saranno necessarie negli anni a venire, per raccontare una fase rilevante della carriera dell’artista.

Conclusione

Fare PR nel mondo della musica non è molto diverso dal svolgerle in qualsiasi altro contesto, ma è forse uno degli esempi più eclatanti di cosa voglia dire avere uno specialista o un gruppo dedicato a esse: significa seguire i primi importanti passi di giovani artisti, in vista del loro futuro riconoscimento da parte del pubblico; vuol dire cogliere le opportunità di crescita per loro tramite dialoghi con chi può favorirla e partecipazioni a progetti da valutare con un occhio rivolto al futuro; implicano un grosso impegno sociale e comunicativo per capire quando e come usare la propria influenza in modo favorevole per l’artista e la sua fanbase.

Si può essere i migliori sulla piazza, ma a volte questo non basta per fare la storia e diventare davvero qualcuno. Le relazioni, la reputazione e i valori fanno la vera differenza e richiedono un supporto a lungo termine da parte di chi sa come metterli a frutto.